“Barolo is Dead” – Castiglione Falletto – Intervista a Anna Cordioli, Francesco Moroni Spidalieri e Simone Dipietro

Ad aggiudicarsi il premio distribuzione del Pdff 2023 sono stati gli H-tony, alias Anna Cordioli, Francesco Moroni Spidalieri e Simone Dipietro. Il loro mockumentary si intitola Barolo is dead: siamo a Castiglione Falletto e se l’ambientazione è più che chiara fin dal titolo, a svelare tutto il resto sul lavoro della troupe ci abbiamo pensato con le consuete quattro chiacchiere in compagnia dei protagonisti del nostro festival. Forse sono più di quattro: la nostra intervista è a tre voci ed è tutta da gustare!

Partiamo dalle base: H-tony, presentatevi!

ANNA: Io e Francesco avevamo già partecipato al Pdff, esattamente dieci anni fa, e in quell’occasione era stata richiesta una descrizione in stile Pdff della troupe. Così abbiamo deciso di rifare la stessa cosa anche quest’anno: ci eravamo inventati una storia per cui avevamo studiato insieme, ma poi c’eravamo divisi ciascuno per le proprie strade. Insomma, avevamo scritto una serie di scemenze senza senso e chiedevamo di partecipare perché ci saremmo rivisti dopo tanti anni. Io avevo proposto di andare nelle Langhe e avevo trovato addirittura un festival dove potevamo mangiare e bere gratis, oltre a fare una cosa che ci piaceva: ecco da dove arriva il nome H-tony.

SIMONE: che poi è quello che abbiamo fatto eh!

Beh, di solito funziona proprio così! Ma parliamo della vostra storia, come ci avete lavorato?

FRANCESCO: allora, noi ci siamo iscritti al festival perché siamo dei fan. Per quanto riguarda l’idea, siamo stati in silenzio per un sacco di tempo, e poi una volta lì mi è venuta in mente la storia del fungo e della malattia che raccontiamo in Barolo is dead. Un’idea molto semplice, a cui si aggiungeva il tentativo di provare a creare dei personaggi un po’ divertenti, un po’ strani, un po’ alternativi e farla raccontare a loro. Quindi come è venuta in mente… Così, è arrivata!

SIMONE: ci siamo trovati un pomeriggio e abbiamo fatto brainstorming: ognuno aveva delle idee e abbiamo cercato di metterle tutte insieme tenendole abbastanza aperte, visto che non conoscevamo la fattibilità delle cose e le tempistiche. Con dei punti che secondo noi erano importanti: parlare un po’ di cambiamento climatico, far abbracciare le piante, che era un po’ il nostro tema centrale. Poi ne abbiamo parlato con le persone del posto che ci ha presentato il sindaco, e tra le cose che ci hanno raccontato abbiamo preso degli spunti che sono poi stati inseriti nel documentario. Lo abbiamo anche un po’ costruito con le persone del luogo: le storie vere ci hanno aiutato a costruire la storia inventata e divertente.

F: la nostra idea era anche di inventarsi una storia che potesse essere verosimile: la storia da cui prendiamo spunto in Barolo is dead, ce lo hanno confermato anche le persone, può succedere benissimo.
A: sta già succedendo!

F: tutti noi tre abbiamo lavorato in documentari veri e propri, per noi il linguaggio del mockumentary resta centrale, è un modo per dire le cose col metodo, appunto, del falso documentario. Ma se poi ha un richiamo con la realtà, per noi è un valore aggiunto.

A: per noi era abbastanza importante che avesse anche una valenza politica: parlare di cambiamento climatico era molto importante.

Quindi dal rapporto con la comunità sono nati spunti e idee e avete lavorato poi fianco a fianco: raccontateci gli aneddoti più divertenti!

A: siamo stati molto fortunati perché il sindaco è stato estremamente disponibile e ci ha aiutato tantissimo, agevolandoci. Probabilmente io ho spezzato il cuore a un signore di Castiglione: l’unica volta che non sono andata a fare l’intervista perché ero a casa a montare voleva che ci fossi io e me l’ha ricordato fino al giorno della proiezione!

F: Il primo giorno io non c’ero ma gli altri hanno avuto a che fare con il don del paese che si è rivelato un personaggio particolare anche se in realtà durante le riprese è stato molto disponibile. Però prima ha creato un po’ di preoccupazione…

S: il festival dura una settimana, dalla domenica la sabato. Noi siamo arrivati domenica dal prete con le nostre idee e lui ci ha detto ‘Ragazzi ma siete disorganizzati, non c’è tempo per fare questa cosa, ma non avete ancora idea di cosa devo dire?’ e noi abbiamo provato a dirgli che funziona proprio così, ma lui ancora ‘Ah no, non mi piace questa cosa, non mi sembrate seri, non so se avrò tempo’. Non riusciva a entrare nel mockumentary, anche se poi alla fine l’ha abbracciato.

A: è stata una grande interpretazione la sua, una delle migliori.

S: Alla fine c’è stato ed è andata alla grande, ma fino all’ultimo giorno ci ha fatto soffrire. La sua intervista l’abbiamo fatta giovedì sera, ma era piuttosto importante e non sapendo quando farla, se lui c’era o no… Un’altra cosa divertente è che durante la prima clip che ha fatto non riuscivamo a fermarlo ma ha parlato fortissimo, abbiamo fatto le prove volume, il microfono gracchiava e quindi abbiamo dovuto rifarla.

Un personaggione insomma! Ci sono altri memorabili?

S: Sabina, la signora della casa dove abbiamo girato l’ultima scena, che ha un cortile porticato incredibile con un sacco di piante grasse che sposta da dentro a fuori in base alle stagioni, e poi un David alto più o meno come una persona normale e un pappagallo bellissimo che abbiamo sfruttato per tutta l’intervista e si sente anche nel documentario! Era una persona mega riservata, alla fine siamo arrivati lì e ci ha aperto casa facendoci stare da lei, ci ha persino portato i dolcetti e regalato un torrone da portare via. Tutte le persone del paese sono state super accoglienti.

F: persone magari un po’ timide che però si sono fatte coinvolgere: ci siamo trovati molto bene!

Insomma vi siete divertiti e avete trovato collaborazione, quindi siete riusciti a portare a termine il progetto e avete vinto il premio distribuzione! Ve lo aspettavate?

F: lo aspettavamo!

S: beh anche il primo premio a me non dispiaceva! Per me è la prima volta che seguo la distribuzione di qualcosa: il corto è iscritto a un sacco di festival, tra cui il Glocal a Torino.

Tutti e tre vi siete già occupati di documentari: oltre al Pdff vi era capitato di lavorare sul mokymentary? Cosa ne pensate?

A: non credo ci fosse capitato in altre occasioni, ma devo dire che – parlo per me e Francesco che abbiamo studiato insieme – è un genere che ci appassiona molto, sia come concetto, ne abbiamo visti diversi insieme, sia perché è una figata fare mockumentary. Simone, tu anche ti sei divertito, no?

S: molto! Io non ne avevo mai fatto nessuno, ne ho guardati un tot, ne abbiamo parlato un sacco dopo che ci siamo iscritti ed è stato molto divertente.

Come vi è sembrata questa partecipazione al Pdff in generale?

F. a me piacerebbe tornare tutti gli anni, è divertente! Il tempo limitato ti scatena la creatività, sono i paletti che hai che ti permettono di trovare un percorso: se fosse tutto a disposizione sarebbe più difficile dal mio punto di vista.

A: anche secondo me è positivo il fatto di avere dei limiti e affrontarli in modo creativo… Se avessimo tre settimane verrebbe una cosa molto meno bella di quella fatta in cinque giorni, perché poi col tempo tendi a perderti, invece lì sei sul pezzo, semplifichi le cose e semplificare aiuta sempre in questo genere di racconti. E poi hai anche più disponibilità dalle persone perché sanno che è così o così, e allora incastri tutto alla perfezione. Poi chiaro, si parla sempre di ore: le ultime sono quelle più pesanti perché devi montare, fare la color, i titoli e ti sembra una corsa contro il tempo ma devo dire che quest’anno ce la siamo abbastanza goduta!

S: ma sì, a parte l’ultimo giorno che abbiamo fatto nottata è andata bene!

A: il primo anno, quando eravamo inesperti e stavamo ancora studiano e le altre squadre erano professionisti, ce l’eravamo vissuta in modo ansiogeno.

S: ora 10 anni dopo, lavorando, sapevamo meglio cosa fare

A: e poi eravamo bene assortiti, Simone è una macchina da guerra per quanto riguarda la luce, si occupava sempre di sistemare il set e di fare la fotografia, io e Francesco ci dedicavamo agli attori, ai contenuti, eravamo molto ben organizzati anche per il montaggio, ci siamo divisi bene i compiti ed è stato molto utile!

Ci rivediamo al Pdff quindi?

A: Simo? Tu avevi detto quest’anno no…

S: anche l’anno scorso finché non siamo arrivati nelle Langhe non è che ci abbiamo pensato tanto però eh…

F: Magari quest’anno ci viene in mente una roba e diciamo proviamoci!

Social Share

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

×