Flying Vipera – intervista al regista Alessandro Ingaria, Quartetto Pigafetta

Le leggende metropolitane narrano da tempo di vipere misteriosamente lanciate dal cielo. Chi sarà il colpevole? Flying Vipera prova a cercare risposte indagando sul campo. Siamo a Novello (Cuneo), dove il  Quartetto Pigafetta, nome d’arte per il team formato da Alessandro Ingaria, Sandro Bozzolo, Gianmarco Serra, ha partecipato al PDFF 2020 dando vita a un mockumentary dedicato al tema delle vipere. Un’idea brillante, che tra trovate esilaranti insieme agli abitanti e persino all’Amministrazione e complotti improbabili ha fruttato ai tre il premio della giuria. 

Alessandro, partiamo dal nome che vi siete scelti in tre: perché Quartetto Pigafetta?

Perché il quarto è Pigafetta! Io Sandro e Gianmarco ci siamo conosciuti per caso a un’opera teatrale in cui Gianmarco era il regista e stava cercando di mettere su un lavoro completamente improvvisato con persone che non conosceva. Era una decina di anni fa, l’operetta era Il dolce partir (di Antonio Pigafetta): ci siamo ritrovati sul palco e abbiamo recitato sulle indicazioni di un perfetto sconosciuto mettendo in scena la prima di quest’opera improvvisata. 

Insomma, c’era già un po’ dello spirito del PDFF tra le righe!

Esattamente, quindi essendoci conosciuti in questa situazione abbiamo deciso di dedicare il quartetto a Pigafetta, che c’è e non c’è… magari è in viaggio!

Come vi è venuta l’idea per Flying vipera e come l’avete costruita? 

Il soggetto è mio, nasce da una riflessione che stavo facendo sulle leggende popolari: in ogni posto in cui vai entri in un bar, chiedi se buttano le vipere, e sicuramente ti diranno di sì. Fai una prova! Mi sono documentato e ho pensato di provare a chiedere anche a Novello durante il PDFF: ovviamente ci hanno risposto di sì. La cosa bella è che erano convinti fosse tutta verità: una persona a cui abbiamo chiesto di dire che erano arrivate le vipere in una certa epoca ci ha risposto che sì, vabbè, ce lo avrebbe raccontato perché lo avevamo chiesto, ma a telecamere spente ci ha detto la verità. O meglio, quella che per lui era la verità: perché non le avevano buttate a Novello ma a fianco, era assolutamente convinto fosse vero! Il gioco del vero e del falso è dunque partito immediatamente alla prima chiacchierata che abbiamo fatto e tutti hanno confermato che era vero, le vipere vengono lanciate dagli elicotteri. Tutti hanno una storia nel taschino sulle vipere!

Non saranno mancati gli episodi esilaranti: in generale come è stato lavorare con la comunità di Novello? 

Meraviglioso! Sono stati tutti veramente accoglienti, gentili e stra-coinvolti. Perché entra in gioco lo spirito del voler vincere. L’anno prima aveva vinto Monforte, quindi questa volta doveva vincere Novello. È una bella cosa questa, un’ottima idea del PDFF che gioca sui campanilismi. Perché coinvolgere i paesi? Perché loro poi vogliono vincere! Non va sottovalutata la competitività dei territori: subito, il primo giorno, ti vedono come un estraneo, poi iniziano a voler vincere loro. 

Ci sono state difficoltà che vi hanno portato a riadattare la vostra idea? 

Di fatto no: la difficoltà a volte è semplicemente riuscire a intercettare persone molto impegnate. Per esempio il sindaco, che è stato disponibilissimo ma abbiamo dovuto stargli dietro. Anche questo fa parte del tutto. La caratteristica del PDFF è che dalla seconda o terza sera finisci a casa di qualcuno a fare aperitivo! 

Alle persone del posto non veniva da ridere?

Nessuno aveva idea dell’intero progetto, solo noi. Dicevamo quattro frasi e poi chiedevamo di raccontare qualcosa. Il veterinario, per esempio, dice sempre cose vere tranne la battuta falsa finale, ma tutta la storia della vipera contro il riccio la può confermare qualsiasi veterinario. 

A Novello c’è un importante Centro Recupero ricci…

Questa è stata la botta di fortuna. L’idea di parlare di vipere c’era, quando abbiamo scoperto del centro ricci, animali antagonisti naturali della vipera, è stato perfetto. Anche se sarebbe opportuno arrivare al PDFF senza idee, avere questo progetto di massima si è rivelato utile visto che abbiamo trovato il Centro Ricci più grande d’Europa. 

Vi aspettavate di vincere il premio della giuria? 

Vedendo gli altri cortometraggi ci si fa una propria classifica, secondo me la nostra probabilità era un 50 e 50. Nel 2014, quando avevo fatto il primo corto al PDFF, ero abbastanza convinto che vincessimo, e invece no! Era più una docu-fiction, un aspetto che secondo quello che ci hanno detto ci ha fatto perdere quella volta. Siamo quindi stati attenti a non rifare l’errore, e siamo stati premiati. 

Com’è andata l’edizione di un anno particolare come il 2020?

Va detto che ha diluviato: la difficoltà più grossa è stato il non sapere se ci sarebbe stata la proiezione o no. Per il resto nessun ostacolo: nessuno ci ha detto di no e per certi versi abbiamo addirittura scartato del materiale. A un certo punto ci eravamo inventati di aver trovato l’elicotterista! Ma abbiamo cassato l’idea perché rischiava troppo di portarci sulla fiction. Il giornalista-enologo però è una persona incontrata per caso per strada: eravamo lì con la telecamera, ci ha chiesto cosa stessimo facendo e quando glielo abbiamo spiegato ha chiesto di poter dire qualcosa. Lo abbiamo fatto diventare un esperto della grappa alla vipera: era credibilissimo, qui si mette tutto sotto alcol!

Che strade ha preso Flying vipera dopo il PDFF?

Ci ha fatto molto piacere che il Buenos Aires International Festival of Independent Cinema – BAFICI – abbia selezionato i vincitori del PDFF 2020, è stato un notevole successo. Il problema del mockumentary è che ha pochi festival che lo prendono in considerazione o destinano spazi appositi. 

Cosa vi siete portati a casa dal PDFF? 

Faccio una battuta: io mi sono portato a casa direttamente il PDFF! Sono il sindaco di Priero e quest’anno il mio comune sarà ospite del Festival. 

Consiglieresti a un giovane creativo di partecipare? 

Sì, decisamente: è un’occasione che ti impone di lavorare in team e sulla creatività immediata. Devi sfornare idee, convincere le persone e prendere occasioni: è un lavoro sul campo che ti fa una bella esperienza sia dal punto di vista della faccia tosta, sia per risolvere una serie di problematiche non banali perché, al di là del montaggio che forse è la parte meno complicata grazie al computer, è tutto in presa diretta. 

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