“La signora delle masche” – Sinio – Intervista a Bruno Ugioli e Domenico Bruzzese

Bruno Ugioli, Domenico Bruzzone, Mauro Mola, in arte i Brasati senza gloria. Un team talmente unito che, dopo aver esplorato Sinio e aver conquistato il premio del pubblico al PDFF 2022 con il mockumentary “La signora delle masche”, non ha voluto separarsi nemmeno per questa chiacchierata. E allora abbiamo parlato con Domenico e con Bruno, che si sono alternati e intrecciati nelle risposte alle nostre domande.

Partiamo naturalmente dal vostro nome di battaglia: brasati, ok, ma come mai senza gloria?

D. Ogni anno abbiamo deciso di affrontare la sfida di trovare un nome, che però sia sempre un gioco di parole tra il mondo del cinema e quello del cibo. Siamo un trio molto ironico e, dato che dopo svariate partecipazioni non siamo ancora riusciti a vincere il PDFF, abbiamo deciso di chiamarci Brasati senza gloria. Questa è la storia del nome: il primo nome che abbiamo avuto è stato Pasta Shooting, il secondo Crewmiri, l’anno scorso Brasati senza gloria e abbiamo ancora due idee sul nuovo nome che non vogliamo anticipare…

B: forse volevi dire 200?

Ok, non vi chiederemo il nome, ma la sfida del PDFF non finisce qui, ormai parteciperete per la vittoria!

B. Beh sì, innanzitutto partecipiamo per mangiare bene una settimana, che è poi il motivo principale. E poi sì, il PDFF per noi è sempre un festival divertente al quale è difficile resistere, e abbiamo anche la scusa comoda cioè il fatto di non aver mai vinto. Ma penso che anche vincendo tutti gli anni ci ripresenteremmo!

Però il premio del pubblico ve lo siete portati a casa…

B. Devo dire che fa molto piacere perché notiamo che durante la proiezione le persone si divertono molto. Sicuramente i nostri corti piacciono al pubblico e poi anche il feedback del paese è sempre incoraggiante. Per esempio l’ultima volta non abbiamo vinto il premio principale, però le persone ci hanno regalato il vino da portare a casa
D. Oppure sono arrivati con lo striscione alla proiezione, è stato bellissimo

Quest’anno siete finiti a Sinio, che era un po’ la new entry del PDFF: come è andata la settimana con questa comunità?

B. Per me è stato sorprendente: se dovessi trovare l’aggettivo giusto sarebbe proprio sorprendente. Oltre a partecipare tutti gli anni, a noi piace anche l’idea di cambiare sempre per conoscere nuove persone, nuove vittime per i nostri video. Sinio ci è piaciuta perché offriva molti giochi di parole, la sua caratteristica migliore. Durante la call conoscitiva gli stessi abitanti ci raccontavano cose, anche se sulla carta è un paese con meno da offrire rispetto a quelli più blasonati. Noi lo abbiamo trovato sorprendente, soprattutto per il capitale umano, perché c’erano veramente dei personaggi incredibili. E poi volevamo fare una storia sui giovani e non lesinavano interesse e soprattutto presenza: la nostra protagonista è una ragazza di lì, una persona meravigliosa molto interessante e disponibile con le nostre idee. Come anche il resto delle persone: ci servivano le cose più strane e un’ora dopo ci dicevano di averle trovate. È stato veramente sorprendente come in un posto così piccolo, ed era veramente minuscolo, ci fosse così tanto da offrire.
D. Abbiamo trovato un grande capitale umano e probabilmente quasi tutti i giovani della vallata li abbiamo intercettati, perché abbiamo avuto un’età media molto molto bassa rispetto agli altri comuni della zona. Secondo me abbiamo portato anche una ventata di aria fresca e infatti tutto il paese si è schierato per aiutarci, visto che la gara era molto locale. Rispetto poi all’anno precedente, in cui la storia era di fantasia, quest’anno abbiamo scelto una tematica popolare e tutti hanno tirato fuori il meglio dalla loro cantina, dai vestiti alle boccette. Addirittura una rana sotto alcol che, pare, utilizzavano le masche del tempo! E poi storie, canzoni, aneddoti. È stato bello anche per quello.
B. Abbiamo passato parecchio tempo a rimarcare il fatto che era non un documentario, ma un mockumentary, ci serviva qualcosa che non fosse verità!

Quindi quando siete arrivati lì, avevate già un’idea chiara?

B. Sì, praticamente c’era un’idea quasi certa prima di fare la call con Sinio. Poi è finita la call, ci siamo mandati un messaggio e ci siamo detti C’è una nuova idea. Sinio ha insistito talmente tanto sulle masche e l’argomento masche aveva così tanto da offrire che è diventato automatico calibrare tutto su quello.

Come avete trovato la vostra masca protagonista?

D. Abbiamo uno scouting interno al paese cercando i giovani, ci hanno indicato questa persona interessante e, come avviene ogni anno quando abbiamo individuato un bacino di persone, ovvero di attori, automaticamente cerchiamo di inserirli in alcuni ruoli o adattare un ruolo e quindi di conseguenza cambiamo la sceneggiatura in base a quel viso, a quel personaggio. È interessante come riusciamo sempre un po’ a ricalibrarci in base a tutte le personalità. Per esempio, se l’attrice è più giovane di quello che immaginavamo, cerchiamo di giustificare o cambiare lo script in base all’età, oppure cerchiamo di assegnare quel ruolo ad altri e inventarne uno nuovo. È capitato di inventare un ruolo per una persona appena conosciuta perché ci sembrava che non potesse essere che quel personaggio lì. In questo caso la masca l’abbiamo trovata tra le conoscenze, abbiamo anche fatto una media per la loro disponibilità e siamo arrivati così al risultato.
B. l’idea era avere un personaggio un po’ emblematico, una sorta di metafora del fatto che molti giovani lasciano paesi più periferici per andare a cercare risorse in città. Allora abbiamo provato a pensare come poteva essere traslare quest’idea in un qualcosa di più fantastico: secondo noi questa ragazza, la nostra Alice, era un personaggio perfetto perché in effetti lei è una giovane emblematica della sua età. Poi abbiamo anche parlato della sua vita e del suo approccio al paese nei ritagli di tempo e si è rivelata molto interessante perché è quasi opposta al suo personaggio: lavora da quelle parti come impiegata e si trova benissimo.

Insomma, il contrario della vostra idea! Anche se siete partiti, un po’ come tutti, da elementi veri e poi li avete trasportati nella struttura del mockumentary. Avete raccontato la realtà attraverso una bugia. Siete d’accordo?

B. Sono d’accordo, in effetti è un’osservazione interessante: l’abbiamo notato di più sui lavori degli altri, e mi fa piacere se si nota anche sul nostro che reputavo più divertente e scanzonato. Credo che in “La signora delle masche” il senso sia più tra le righe, un pochino più nascosto dalla dose di ironia, anche se nel finale esce fuori. In ogni caso sono convinto che l’idea diventi interessante davvero e meriti le fatiche di una produzione del genere quando trova un modo per raccontare la realtà, altrimenti resta fine a se stessa. È questo lo sforzo che cerchiamo sempre di fare in fase creativa.

Passiamo alla parte più scanzonata: ci saranno certamente stati momenti divertenti ed esilaranti o altri in cui vi siete domandati Cosa ci faccio qui?

D. di solito l’addetto alla negatività sono io, matematicamente al giorno 4 di solito dico Ragazzi non ce la facciamo a finire, non possiamo, andiamocene. E loro mi guardano, mi fanno pat pat sulla testa e dicono questo è pazzo, e poi le cose si aggiustano da sole. In realtà l’ho trovato più fattibile quest’anno perché avevamo più esperienza alle spalle rispetto all’anno scorso. Diciamo che abbiamo avuto una rigida divisione di ruoli, soprattutto grazie a Mauro, che è quello che organizza un po’ di più i set, anche perché avevamo tante persone e tante location rispetto all’anno precedente. Per fortuna il buon livello di organizzazione ci ha permesso di sopravvivere. Cose divertenti….
B. ti aiuto io! Ho delle cose indimenticabili, per esempio quando abbiamo pensato alle magie che poteva fare la nostra masca e al trapianto di capelli. Noi siamo dei vecchi fan di tutto ciò che è trash, per cui subito il pensiero è andato ad Aldo Biscardi e alla sua pettinatura, quindi quando siamo andati in Comune per farci stampare le foto di Aldo Biscardi da usare in scena è stato molto divertente. Come del resto tutta la parte che abbiamo fatto al teatro.
D. E poi il tizio che andava dalla strega per farsi crescere i capelli: beh, gli avevamo fornito una parrucca per fare quella parte e lui ironicamente, ma neanche troppo, ci ha chiesto Posso tenerla? A teatro abbiamo fatto la parte del provino per le masche, è stata una delle più divertenti perché sono arrivati dei personaggi incredibili che sono diventati tormentoni tra di noi. Un’altra chicca: noi in ogni corto che facciamo per il PDFF inseriamo sempre una frase Marvel totalmente a sproposito, e quest’anno è stata la frase finale in piemontese: “Il multiverso è un concetto di cui sappiamo spaventosamente poco”. Abbiamo avuto l’opportunità di conoscere persone gentilissime che si sono prestate all’opera con la loro casa o le loro conoscenze.
B. ci sono anche cose divertenti che non vedranno mai e che partono un po’ dalla nostra follia, tipo il fatto che ci piacciono i cani e ci piace accarezzarli e quindi ogni anno facciamo un diagramma per quantificare il tempo esatto passato a fare le cose. Solitamente il tempo maggiore è quello passato a mangiare, ad accarezzare i cani e imitare Maurizio Mosca. Lavorare è un 5% di tutto, è sempre l’ultima voce.

Eppure, nonostante il conteggio, alla fine ce la fate sempre! E nel vostro futuro cosa c’è?

B. Anche grazie al PDFF ci siamo riuniti per fare la cosa più assurda che ci si poteva aspettare da noi, cioè un trio di professori di videomaking alla Scuola Comics di Torino. Siamo piacevolmente impegnati tutte le settimane in un corso che ci giostriamo insieme io Domenico e Mauro. Questa cosa ci coinvolge e ci tiene attivi anche sul versante mockumentary, perché tra una lezione e l’altra l’argomento è sempre il prossimo spunto, il prossimo gioco di parole. È un po’ una malattia, cioè lavorare ogni momento perché ogni situazione diventa un possibile documentario e quindi quando stiamo tutti e tre insieme ci parliamo e la gente non capisce cosa stiamo dicendo o perché lo stiamo dicendo. Ma cerchiamo anche di fare scouting tra gli studenti del corso, li invitiamo al PDFF dicendo loro che devono venire per vincere contro di noi!
D. Pensa che l’unica coppia che ho invitato a partecipare ha vinto! Però poteva andarci peggio… In realtà, noi paghiamo gli organizzatori per non farci vincere!

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